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A galoppo con la paura – di Emilio Fusari

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La sensazione che la politica sia un teatro in cui la parte recitata cambia a seconda del momento e dei consensi assume una certezza maggiore in casi come questi. Da mesi i sondaggi, quegli oracoli a cui tutti i politici si affidano quasi fossero storpi in cerca di divina provvidenza e in base a cui scaturiscono tutte le decisioni che indirizzano questo mondo verso un’ improbabile guida, davano Nicolas Sarkozy, presidente della repubblica francese, in costante calo. Vittima del viziaccio dei quotidiani- ed in particolare di Le Monde- che anche da quelle parti, come d’altronde in tutti i paesi che si suppongono democratici, hanno la pretesa di riportare notizie e soprattutto , nello specifico, chiedere conto delle tangenti che Madame L’Oreal avrebbe pagato per la sua campagna elettorale,ha pensato bene di spostare l’attenzione su altri problemi , ed anche se in quel momento non ce ne fossero di così mediaticamente interessanti crearne qualcuno all’occorrenza. Eccolo allora di nuovo negli abiti di sceriffo della sicurezza nazionale ( a cui deve sicuramente gran parte della sua carriera) che individua e colpisce l’ultimo e sicuramente più indifendibile dei popoli: i rom,o zingari che dir si voglia.
Soltanto quindici giorni fa il nostro rassicurava Barroso,presidente della commissione Ue, sul principio non etnico ma personale delle espulsioni che stavano avvenendo in Francia ,avendo cura di nascondere la circolare che il cinque agosto additava espressamente i rom come soggetti da espellere. Il gioco è durato fino a giovedì scorso, quando un Sarkozy furioso si scagliava contro la commissaria per la giustizia Viviene Reding, rea di aver paragonato alla Shoa ebraica le espulsioni ma soprattutto di svelare la bugia che teneva in piedi a Bruxelles da due mesi. Inutile dire che è stato seguito a ruota soltanto da Berlusconi, che di guai a casa propria ne ha parecchi,ma che comunque un’occasione del genere per tentare di avere un minimo di visibilità internazionale non se la sarebbe fatta scappare per nulla al mondo,e poco importa se tutta in senso negativo, purché se ne parli.
Sembra insomma che ancora una volta il cavallo della paura calchi il terreno delle minoranze a briglia sciolta, con il timore che superi presto il confine francese per espandersi in tutta Europa e ricreare dapprima quei muri fisici e mentali che si credevano abbattuti e poi- soprattutto- un precedente, una giustificazione per chiunque voglia perseguire, espellere o ghettizzare chi non ha difesa o cuore per controbattere. Tutto ciò indubbiamente non ostacolato da una Ue debole che fatica, sotto i colpi inferti dai singoli paesi ispirati dagli istinti più viscerali, ad avere un’impronta realmente unitaria ed ispirata alla solidarietà. E’ probabile che anche di questo fuoco di paglia non resterà granché alla fine, gli espulsi non faranno in tempo a toccare il suolo rumeno che già con i pochi spiccioli ricevuti alla partenza (prodigio anche questo della globalità,signori) avranno un biglietto nuovo di zecca per il “rimpatrio”, lasciando l’ennesimo mucchio di macerie nelle bidonville parigine e nel nostro senso d’appartenenza comune a questa terra. Liberté égalité e fraternité, messieurs!


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