“Volete che vi racconti una storiella?”
Ha esordito così l’altra sera al Quirinale un Silvio Berlusconi (immediatamente stoppato dal fido Gianni Letta) mai stanco di recitare la parte del primo intrattenitore. Certamente il ruolo istituzionale ,ma ancor di più l’occasione poco favorevole a dipingere un merito governativo , avrebbero permesso una presenza dimessa o tuttalpiù una comparsata poco dignitosa , cercando magari di non apparire troppo in scena e sperando che qualcuno passi sopra al legame fra gli attori. Con la nomina a ministro dello Sviluppo Economico conferita a Paolo Romani,già vice ministro dello stesso e uomo di fiducia, oggi il premier affonda definitivamente la lama in petto alla sua maggioranza e alla possibilità di attirare qualche Casini di passaggio che sostenga il governo, essendo questo il vero motivo per cui da cinque mesi dalle epiche dimissioni dell’ignaro possessore d’appartamenti Scajola ,ancora nessuno occupava quella poltrona.
Romani, fedelissimo operatore del Cavaliere nel retrobottega del potere, ha guadagnato la stima e la promozione sul campo specializzandosi nelle telecomunicazioni, o meglio occupandosi di tutte quelle faccende che hanno permesso all’ azienda del padrone di fatto (anche se mai ufficialmente) di crescere, storcendo e raggirando ogni principio di libera concorrenza verso le altre emittenti. Appare quantomeno riduttiva o sbagliata la parola conflitto d’interessi per un uomo che ha nel curriculum,fra le altre cose, l’estensione della famigerata legge Gasparri e che, dalla sua posizione di vice ministro con delega alle comunicazioni ,occupava gran parte del suo tempo ad impedire a Sky di approdare al digitale terrestre o a regalare al Biscione gli stessi canali in anteprima. Appare sbagliata,dicevo,perché questa è una definizione valida in uno stato normale con istituzioni realmente pubbliche nel momento in cui una persona che riveste una carica usa lo stessa per il proprio o altrui tornaconto. E’ passato da un pezzo il tempo in cui in Italia si poteva separare ancora lo stato dalla Fininvest, la cosa pubblica dalla proprietà privata del capo o le istituzioni dai dipendenti Mediaset e probabilmente è più corretto parlare, dato che il pubblico e il privato sono non solo coincidenti ma interscambiabili, di svolgimento di interessi privati con remunerazione pubblica .E’ un funzionario solerte allora, Paolo Romani,che dopo tanta gavetta ha debuttato nel valzer dei ministri e non un uomo di parte che tira l’acqua al mulino del padrone.
Mi permetto di avanzare quindi, ad onor del giusto, la richiesta di promozione per meriti sul campo del direttore di rai due Mauro Masi. E’ da un anno e mezzo che il temerario soldato Masi, contro ogni logica-pubblica s’intende- e orgogliosamente a viso aperto dopo essere stato intercettato in imbarazzanti telefonate con il Premier, spara cannonate su Annozero,la trasmissione più remunerativa -sempre per l’azienda pubblica- della rai.
A quando la prossima promozione?
Emilio Fusari